Secondo la filosofa Iris Murdoch il bar è un “sacro luogo dell’umanità’
Il concept ‘bar’ come luogo pubblico dove bere e mangiare, magari per rifocillarsi durante un viaggio, è antico quasi quanto l’umanità stessa. Non a caso la filosofa irlandese Iris Murdoch ha detto che ’I bar sono luoghi universali, come le chiese, sacri luoghi di ritrovo dell’umanità’. Nei secoli scorsi, si chiamava ‘taverna’ o ‘locanda’. La parola ‘bar’ in Italia sembra essere un acronimo derivato da ‘sbarra’ o “barred”, “sbarrato”, con riferimento a epoche in cui gli alcolici erano serviti in angoli appartati del locale o al proibizionismo quando erano decisamente vietati. Nel corso del tempo, la parola avrebbe finito per identificare l’intero locale.
Quando è nata la parola bar? in Italia nel 1898
A usare per primo la parola “BAR” in Italia (e probabilmente anche a inventarla) pare sia stato un imprenditore italiano, tale Alessandro Manaresi, che nel 1898 apre il primo “BAR” a Firenze usando appunto le tre lettere come sigla per “Banco A Ristoro”.
Se le prime insegne riportavano infatti la dicitura Caffè, con il tempo inizia a trovare sempre più spazio il Bar. A incidere su questo cambiamento lessicale sono sicuramente le influenze dal mondo anglosassone e in particolare la nascita dei primi American Bar d’Europa, tra cui spiccano Harry’s New York Cocktail bar di Parigi (1910) e il bar del Savoy Hotel di Londra (1921).
La locanda, dove si potevano incontrare donne e uomini di ogni genere, bottegai, barboni, vagabondi, soldati, mercenari, attori, cantanti, ha avuto una grande importanza anche nella letteratura. Vi trovò ristoro Don Chisciotte, Renzo ne I promessi sposi, vi passa numerose avventure e sventure, ed è la scena di una opere più famose di Goldoni ’La locandiera’. Più contemporaneo a noi, vi sosta Maigret nei romanzi di Simenon, analizzando i crimini davanti all’immancabile boccale di birra, e pure gli apostoli prima di conoscere Gesù nella serie televisiva The Chosen. Perfino nei cartoni animati per bimbi la locanda è protagonista, come nel film ‘Shrek’. Indimenticabile la locanda che fa da sfondo nell’opera di Caravaggio, ‘Vocazione di San Matteo’, conservata nella Cappella Contarelli, nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma.
La Place des Martyrs et La Taverne du Bagne - 1885 - img: Copyright Public Domain Dedication - link - https://images.nga.gov/
Sedersi al tavolino e sorseggiare un caffè nel proprio locale preferito è una delle attività più ordinarie e diffuse compiute ogni giorno da milioni di persone. Eppure non in molti conoscono la storia dei bar e la loro evoluzione. Come si è arrivati al classico bar al quale oggigiorno tutti noi siamo abituati? Basta chiudere gli occhi e viaggiare nel tempo. Prima tappa? Europa, XVII secolo.
Vienna, i turchi assediano la città nel 1683 e importano nel vecchio continente quel modello di caffetteria araba già conosciuto in tutto il medio oriente fino a Costantinopoli. La storia dei bar inizia infatti fuori dall’Europa, intorno al 1500, in quei locali divenuti col tempo punti d’incontro per artisti e poeti, dove viene servito il caffè preparato appunto ‘alla turca’, i cossidetti caffè letterari.
Questa nuova moda inizia a diffondersi a partire dall’Austria, lì dove un polacco che ha lavorato come corriere durante la guerra turco-prussiana, avendo appreso le tecniche per la preparazione del caffè, apre il primo locale nel 1684.
Con la presenza sempre più capillare sul territorio dei primi bar, si raffina anche la realizzazione di quella bevanda dal gusto esotico che tanto sembra piacere ai palati europei.
Per vedere i primi caffè in Italia bisogna aspettare il XVIII secolo quando a Venezia – non a caso porto commerciale frequentato dai mercanti turchi – apre il celebre Caffè Florian nel 1720. Perfino Carlo Goldone, nella sua opera La bottega del caffè, menziona questi nuovi luoghi descrivendone momenti e atmosfere.
Seguiranno poi il Pedrocchi di Padova (1722), il Gilli a Firenze (1733), il Greco a Roma (1760), etc.
Proprio nella capitale però, la storia dei bar trova un ostacolo, ovvero la Chiesa. A causa delle proprietà eccitanti del caffè, quest’ultimo viene considerato un’opera del diavolo e dunque messo al bando. Si racconta che fu Papa Clemente VIII ad abbattere il muro opposto dalla religione nei confronti di tale bevanda. Dopo un assaggio clandestino, pare ne sia rimasto piacevolmente sorpreso al punto da decidere di abolire il divieto precedentemente imposto. Nulla ferma così l’espansione del caffè: dopo l’Italia è il turno della Francia dove a Parigi il siciliano Procopio Coltelli inaugura il suo Cafè Procope.
Si conta che complessivamente a cavallo tra l’800 e il ‘900 furono diverse migliaia i bar aperti in Europa. Prende vita l’arte del cocktail, si cominciano a servire tè e infusi e sempre più le caffetterie assumono il ruolo di centri culturali specialmente per gli intellettuali e gli aristocratici. Sono dei salotti a tutti gli effetti, dei luoghi dove poter parlare di politica, letteratura oppure organizzare una rivoluzione.
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